Dieci anni di collaborazione tra i sound hunters Soundwalk Collective e Patti Smith, i primi ambasciatori di un ambient sui generis che vive di field recording scovati in giro per il mondo e dell'arte di riarrangiarli, e la seconda voce poetica recitante dall'intensità unica
Nika Son: Aslope
Lo spazio e il suono, ovvero come la musica concreta possa trasformarsi prima in pulsazione, e poi in sensazione. Riverberi, voci che emergono improvvisamente, field recording e la capacità di saper orchestrare alla perfezione e seguendo la giusta semantica tutti gli elementi di questo dialogo.
Peter Brötzmann / Paal Nilssen-Love: Chicken Shit Bingo
Il clarinetto e il sax di Peter Brötzmann si scontrano con le percussioni di Paal Nilssen-Love: il dialogo è serrato ma non sempre violento, un annusarsi reciproco che genera persino qualche momento di stasi, oltre a una secchezza formale generalizzata. Il ring raffigurato in copertina è solo immaginato, ma il senso d'avventura è reale.
Kali Malone: All Life Long
Composto tra il 2020 e il 2023 ma in realtà ispirato allo stile delle partiture medievali, il nuovo album di Kali Malone si affida a organo a canne, cori e ottoni, abbandonandosi talvolta a ciclicità di voci sacrali, talvolta a persistenze ambient orchestrali e sui generis. Un'esperienza d'ascolto innegabilmente affascinante.
Robert Aiki Aubrey Lowe: Grasshopper Republic (Original Motion Picture Soundtrack)
L'ambient-elettronica di Robert Aiki Aubrey Lowe fa da colonna sonora ai cacciatori di cavallette in Uganda: nel film di Daniel McCabe la musica diventa il moltiplicatore emozionale di immagini surreali e di grande effetto
Arab Strap: I’m totally fine with it don’t give a fuck anymore
"They said beware of strangers, but now that's all we are": tornano gli Arab Strap con una cronaca impietosa di una contemporaneità in cui vivere diventa un faccia a faccia costante con il cinismo più disperato. La musica sa di lo-fi, elettronica e indie, ma è solo un mezzo, non il fine.
Julia Holter: Something in the Room She Moves
Un songwriting in cui sogno e realtà convivono, tra acquarelli di riverberi e praterie di sintetizzatori. La Joni Mitchell dell'art-indie americano torna con un disco eccellente, ricchissimo nei timbri e nella strumentazione, ma al 100% Julia Holter.
Billy Bultheel: Two Cycles
Una musica liminale. Cornici di suono senza un vero centro di gravità ma che ti circondano con sontuose dinamiche e timbri suadenti. Brani composti tra il 2016 e il 2023 e provenienti da contesti diversi, per un disco suddiviso tra una prima parte più elettroacustica e una seconda più elettronica.
Allison Burik: Realm
Avant, post-minimalismo, ambient-folk. Le definizioni per etichettare questo disco potrebbero essere tante, ma gli strumenti utilizzati sono tutto sommato pochi: principalmente il sax, il flauto e il clarinetto di Allison Burik. Una musica con un piede nell'epica di Mats Gustafsson e l'altro in un immaginario che sa di miti ancestrali nordici.
Loula Yorke: Volta
Ciclico come i giorni o come il moto di rivoluzione dei pianeti: i loop di sintetizzatore si accavallano, assumono nuove forme mentre crescono, tengono un piede nel minimalismo e un altro nello spazio profondo. Una routine ipnotica che vive di microvariazioni e cambi di accento.
Tashi Wada: What is not Strange?
Registrato da Chris Cohen e con Julia Holter tra gli ospiti, "What is not strange?" ricostruisce la forma canzone alla maniera di Tashi Wada: ambient che non è ambient, un po' di Giappone nei suoni, un certo surrealismo nei contrasti tra i timbri e tanta creatività.
Fire!: Testament
La band di Mats Gustafsson, Johan Berthling e Andreas Werlin, e gli Electrical Audio Studio di Steve Albini, in una registrazione analogica con in testa il basso ossessivo e le trame più ipnotiche dei Black Sabbath e nelle mani un jazz sfibrato e affascinante.