La maternità suggerisce a Laura Marling un album ancora più intimo e diretto del predecessore "Song For Our Daughter". In "Patterns in Repeat" il folk della musicista si fa trasparente e domestico, sia nei sentimenti espressi che nelle scelte strumentali, con chitarra acustica, pianoforte e archi a fare da principali co-narratori.
Memorials: Memorial Waterslides
Già in tour con gli Stereolab e con un suono che mescola psichedelia Sixties, post-punk, pop e sperimentazione (una via di mezzo tra Jane Weaver e i Broadcast, con in più l'obliquità dei Martha & The Muffins, verrebbe da dire), i Memorials mostrano in "Memorial Waterslides" un grande dinamismo e una creatività fuori dagli schemi
Spanish waltz per La Singla: “Never Let it End” di Albert Mangelsdorff Quartet
Un quartetto al massimo della creatività che trae ispirazione in maniera quasi sinestesica da un'arte antica, riportandola ai dettami del free-jazz. Il risultato è un suono dalla modernità sconvolgente
Poesia punk-rock: “Catholic Boy” della Jim Carroll Band
Nonostante una carriera incentrata prevalentemente sulla scrittura e sui reading, Jim Carroll è stato anche un musicista. Ed è forse in questi dieci brani che si colgono meglio la grandezza e l’immediatezza dei suoi versi: come trasformare una New York spietata e ricca di personaggi al limite in una forma poetica commovente.
Nicola Ratti: Automatic Popular Music
Più che un lavoro attratto dalla ricerca melodica, l'ultimo disco di Nicola Ratti ci pare una raffinata collezione di diverse "temperature". È la sensazione che si prova davanti a un album costruito sugli automatismi del sintetizzatore modulare e i tape loop, e capace di giocare con i ritmi, i riverberi e il "calore" dei suoni.
Sarah Davachi: The Head As Form’d In The Crier’s Choir
L'ambient di Sarah Davachi ha in sé una lentezza mistica, rigorosa e intima al tempo stesso. Organo a canne, sintetizzatori, viole e fiati sublimano un'ispirazione nata da "I sonetti a Orfeo" di Rainer Maria Rilke e L'Orfeo di Claudio Monteverdi in una musica meditativa e potente, registrata in varie cattedrali in giro per il mondo.
Laurence Pike: The Undreamt-of Centre
Un requiem per batteria, coro ed elettronica che si rivela ritmico ed estatico al tempo stesso. Laurence Pike suona tutti gli strumenti, il Sydney Philharmonia Choir è la parte narrativa nei brani, per un disco ispirato anche dalla musica ambientale giapponese, dal free jazz e dalla tradizione corale dell’Estonia.
Monolake: Studio
"Studio" è un ipertesto di dettagli. Uno spazio musicale puntiglioso e in rapida evoluzione che tuttavia mantiene dritto il timone del ritmo. La minimal-techno-dub di Monolake parte da synth analogici come il Synclavier II e il Prophet VS e, passando attraverso una giungla di filtering, pitch shifting e time stretching, atterra su un pianeta alieno.
Jesus Lizard: Rack
A 26 anni dall'ultimo disco di inediti torna la band più pericolosa degli anni Novanta. David Yow, Duane Denison, David Wm. Sims e Mac McNeilly riportano i Jesus Lizard alla qualità dei bei tempi andati e in "Rack" collezionano 11 brani uno più brutale dell'altro, mostrando di essere ancora perfettamente focalizzati sulla materia.
Smote: A Grand Stream
Trasformare la circolarità in spiritualità, facendosi ispirare dagli alberi e dalla nebbia di una fattoria ai confini con la Scozia. Una celebrazione che nei toni assomiglia più a una messa nera, tra crescendo urticanti à la Swans e trasfigurazioni di voci e suoni. "A Grand Stream" è un sorprendente trattato sull'inquietudine
Laurie Anderson: Amelia
Il volo intorno al mondo di Amelia Earhart diventa nelle mani di Laurie Anderson una successione di cartoline e voci dal passato, musicate dagli archi dell'orchestra Filharmonie Brno con la collaborazione di Anohni, Gabriel Cabezas, Rob Moose, Ryan Kelly, Martha Mooke, Marc Ribot, Tony Scherr, Nadia Sirota e Kenny Wollesen.
Le molte forme dell’acqua: “Slow Water” di Stephan Crump
"Slow Water" di Stephan Crump veicola una musicalità aleatoria ma esteticamente ricchissima. Una riflessione sugli spazi e sul mosaico di dettagli di cui si nutre la musica, più che sulle filiazioni stilistiche messe in mostra