“La mosca”, il body horror definitivo di David Cronenberg

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Il film “La mosca” consacrò David Cronenberg a maestro indiscusso del body horror e lo fece conoscere al grande pubblico nel modo più scioccante possibile

Seth Brundle (Jeff Goldblum) è un brillante scienziato che è riuscito a realizzare un sistema di teletrasporto – o, come recita il doppiaggio in italiano, di “teletrasbordo” – avveniristico ma ancora prototipale. Mentre è a un evento scientifico conosce la giornalista Veronica Quaife (Geena Davis), a cui decide di mostrare la propria invenzione. Successivamente, spaventato dalla possibilità che Quaife pubblichi un articolo sul teletrasporto prima che lo stesso venga perfezionato, le propone un accordo: le concederà la possibilità di assistere alle varie fasi del suo lavoro se la giornalista scriverà della geniale invenzione solo alla fine della sperimentazione. L’accordo si trasforma presto in una relazione affettiva, e i due si trovano ben più coinvolti di quanto avrebbero potuto immaginare. Una sera, mentre Veronica è dal suo ex compagno nonché direttore del giornale per cui lavora, Stathis Borans (John Getz), per cercare di convincerlo a non pubblicare un articolo su Brundle, lo scienziato decide di testare su se stesso il teletrasporto, pur non avendo garanzie che il sistema funzioni su un corpo umano. Durante il processo di trasferimento, però, una mosca entra all’interno della sua capsula senza che lui se ne accorga, un imprevisto che genererà conseguenze disastrose e terrificanti.

“The Fly” prima di “The Fly”

Quando uscì nel 1986, The Fly (in Italia, La mosca) di David Cronenberg incassò sessantanove milioni di dollari, per un investimento complessivo di circa undici: un successo al botteghino che non solo consacrò il registra canadese a maestro del body horror – ovvero quella branca dell’horror che tratta temi come la deformità e le mutazioni del corpo, le malattie deturpanti, le mutilazioni – ma lo fece conoscere al grande pubblico nel modo più scioccante possibile. Basti pensare che la tagline rubata a una scena del film, ovvero «Be afraid, be very afraid…», divenne uno dei tormentoni più inquietanti di tutti gli anni ottanta cinematografici. Cronenberg arrivava da film fortemente originali ma tutto sommato di nicchia come Scanners (1981), Videodrome (1983) e La zona morta (1983): La mosca diventò inaspettatamente il suo più grande successo commerciale di sempre, e al tempo stesso portò decisamente “oltre” la riflessione sul rapporto tra individuo e corpo che da sempre aveva caratterizzato la sua produzione cinematografica.

Eppure il film è in realtà una rivisitazione dell’omonima pellicola di Kurt Neumann uscita nel 1958 (in Italia, col titolo L’esperimento del Dottor K.),tratta dal racconto di George Langelaan, The Fly, e con Al Hedison, Patricia Howens e Vincent Price nel ruolo dei protagonisti. In quel film, lo stesso esperimento di teletrasporto alla base del remake di Cronenberg causava allo scienziato di turno André Delambre una mutazione genetica piuttosto “fumettistica” e inevitabilmente legata agli effetti speciali “amatoriali” del periodo: l’uomo si ritrovava infatti con la testa e un arto della mosca, mentre la mosca entrata nella capsula di teletrasporto con lui guadagnava la testa e un braccio dell’uomo. Uno stratagemma creativo degno dei peggior film di Roger Corman e tutto sommato abbastanza ingenuo.

«Be afraid… be very afraid…»

dal film “La mosca”

Cronenberg trasforma invece il processo di fusione dei DNA di Brundle e della mosca in una metamorfosi kafkiana negli intenti e nelle atmosfere, ma assolutamente cronenberghiana nei risultati: tutto si configura come una sorta di malattia degenerativa che porterà il corpo dell’uomo prima alla scoperta di nuove facoltà, e poi a un lento disfacimento destinato a dare vita a un essere vivente ibrido e inedito.

Se da un lato sembrerebbe quasi inevitabile associare il film del 1958 alle paure legate alle mostruosità generate da una scienza che si spinge troppo oltre – che si tratti dell’ennesima critica alla bomba atomica e alle mutazioni causate dalle radiazioni, ovvero un topos che negli anni cinquanta veniva ripreso da moltissimi film? – parrebbe altrettanto facile accostare le tematiche del The Fly del 1986 al terrore per una piaga globale che tre anni prima qualcuno aveva chiamato AIDS. Il senso di smarrimento che prova il personaggio interpretato da Goldblum nel film, quest’ultimo incapace di fermare un declino per cui non esiste cura e destinato ad annientare la sua personalità e il suo corpo, ha molto a che vedere con il terrore che negli anni ottanta generava nelle persone la parola “contagio” («Sono malato. Avevi ragione. Potrebbe essere contagioso», dice un Brundle ormai consapevole della fusione tra il suo DNA e quello della mosca). Un contagio che assume varie forme, e che ritroviamo in una Veronica Quaife divorata dai dubbi, dopo aver scoperto di essere incinta del Brundle già in mutazione.

Immagine tratta da “The Fly” (in Italia, “L’esperimento del dottor K”)

In alcune interviste, tuttavia, Cronenberg ha sottolineato come La mosca tratti in realtà tematiche come la morte, la vecchiaia e la rinascita, pur essendo anche una storia d’amore mascherata da horror. Il processo di trasformazione del personaggio principale è certamente il focus del film, al pari però della sofferenza che genera nel partner il ritrovarsi impotente di fronte a una “malattia” che colpisce la persona amata (una sofferenza portata alle estreme conseguenze nelle scene finali della pellicola) e che in qualche maniera contribuisce a rendere la mostruosa Brundle-mosca più umana (assieme all’interpretazione impareggiabile di Goldblum…).

Aggiungiamo noi che nel film acquistano grande importanza anche i momenti di dialogo interiore che caratterizzano il personaggio di Jeff Goldblum, veicolo spesso delle riflessioni dello stesso Cronenberg: «Siete relitti», dice Brundle alle parti di se stesso che stanno marcendo pian piano – «residuali, archeologici, superflui. Artefatti di un’epoca passata, di interesse esclusivamente storico. Quanto tempo servirà perché si sgretolino tutte le testimonianze dell’era Brundle e si manifesti il futuro?». E il futuro, sono ovviamente gli albori di una nuova specie…

Film di eccessi mai gratuiti, La mosca è quasi del tutto riuscito (solo l’irresolutezza di alcuni passaggi e lo schematismo di certe soluzioni macchiano la perfezione) e rappresenta un ottimo esempio di come un autore possa inserirsi comodamente in una produzione industriale senza snaturare le proprie idee

dal “Dizionario dei film horror” di Rudy Salvagnini

Dietro le quinte (e dentro la capsula…)

  • La mosca venne prodotto dalla Brooksfilms di Mel Brooks. La casa di produzione del creatore di Frankenstein Junior si era già occupata di realizzare film borderline dal punto di vista delle tematiche affrontate e dell’estetica: nel 1980 aveva infatti dato la sua benedizione a The Elephant Man di David Lynch.
  • Le capsule per il teletrasporto, che a prima vista potrebbero sembrare un “utero modificato” opera di un H. R. Giger, mimano in realtà la forma del cilindro della Ducati 450 allora di proprietà di un Cronenberg appassionatissimo di automobili e motori.
  • Nel 1986 Jeff Goldblum e Geena Davis erano una coppia anche nella vita. Il loro matrimonio durerà fino al 1991.
  • Gli effetti speciali del film vennero curati dallo staff di Chris Walas, che poi si occupò anche della regia del sequel The Fly II e che aveva già lavorato sui mostriciattoli di Gremlins. In vari momenti del film vengono utilizzati pupazzi animatronici/meccanici manovrati anche da due o tre persone contemporaneamente. Il povero Jeff Goldblum, nelle fasi iniziali della trasformazione, venne sottoposto a sessioni di trucco lunghe anche cinque ore. La mutazione di Brundle venne suddivisa in otto fasi, a cui corrisposero otto make-up differenti.
  • Nella versione originale de La mosca era prevista una scena in più: in stato di mutazione già avanzato, Seth Brundle tentava un esperimento disperato, mescolando il DNA di un babbuino e di un gatto ed ottenendo una creatura mostruosa, poi massacrata a colpi di bastone. Nella scena successiva, dal costato del protagonista spuntava una zampa di mosca, strappata via violentemente dallo stesso Brundle. La scena venne poi tagliata.
  • David Cronenberg iniziò a lavorare a La Mosca, dopo aver abbandonato il progetto di realizzare il film Total Recall, pellicola tratta da un racconto di Philip Dick. Quel progetto venne poi affidato a Paul Verhoeven, e il personaggio principale tagliato su misura sull’ipervitaminico Arnold Schwarzenegger. 

Ho girato film d’azione come Scanners, film incentrati soprattutto sui personaggi come La zona morta, film molto legati agli effetti speciali come Videodrome. Penso che La mosca riassuma un po’ tutte queste cose

David Cronenberg

IL SUONO DE “LA MOSCA”

La colonna sonora de La mosca fu opera di Howard Shore, compositore che negli anni diventerà uno dei più richiesti e più premiati di Hollywood, arrivando nei Duemila a sonorizzare anche la trilogia de Il signore degli anelli. Nel 1986 aveva già collaborato con Cronenberg in Brood – La covata malefica, Scanners e Videodrome, e con Scorsese in Fuori orario.

La sua soundtrack originale raccoglie musica fondamentalmente orchestrale, con ottoni, archi e timpani a fare da guida e principale voce, e un suono che vive di alternanza tra crescendo improvvisi e dinamiche più crepuscolari. Una sorta di “nervosismo” armonico che gioca con il tema principale in vari contesti, sfiora l’imponenza in alcuni passaggi (Main Title), definisce una certa malinconia di fondo in altri (The Last Visit), riesce a suonare contemporaneo alla maniera di un The Twilight Zone Theme in altri ancora (Set Goes Through), per poi sfiorare a tratti l“onomatopea” (in The Jump gli archi sembrano davvero mimare il ronzio di una mosca).

Superfluo sottolineare la bravura di Shore nell’evidenziare adeguatamente la drammaticità di alcuni passaggi e in generale il mood di un film in cui anche la musica è in perenne trasformazione. 

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