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Peter Brötzmann / Paal Nilssen-Love: Chicken Shit Bingo

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Il clarinetto e il sax di Peter Brötzmann si scontrano con le percussioni di Paal Nilssen-Love: il dialogo è serrato ma non sempre violento, un annusarsi reciproco che genera persino qualche momento di stasi, oltre a una secchezza formale generalizzata. Il ring raffigurato in copertina è solo immaginato, ma il senso d'avventura è reale.

Kali Malone: All Life Long

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Composto tra il 2020 e il 2023 ma in realtà ispirato allo stile delle partiture medievali, il nuovo album di Kali Malone si affida a organo a canne, cori e ottoni, abbandonandosi talvolta a ciclicità di voci sacrali, talvolta a persistenze ambient orchestrali e sui generis. Un'esperienza d'ascolto innegabilmente affascinante.

Julia Holter: Something in the Room She Moves

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Un songwriting in cui sogno e realtà convivono, tra acquarelli di riverberi e praterie di sintetizzatori. La Joni Mitchell dell'art-indie americano torna con un disco eccellente, ricchissimo nei timbri e nella strumentazione, ma al 100% Julia Holter.

Billy Bultheel: Two Cycles

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Una musica liminale. Cornici di suono senza un vero centro di gravità ma che ti circondano con sontuose dinamiche e timbri suadenti. Brani composti tra il 2016 e il 2023 e provenienti da contesti diversi, per un disco suddiviso tra una prima parte più elettroacustica e una seconda più elettronica.

Allison Burik: Realm

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Avant, post-minimalismo, ambient-folk. Le definizioni per etichettare questo disco potrebbero essere tante, ma gli strumenti utilizzati sono tutto sommato pochi: principalmente il sax, il flauto e il clarinetto di Allison Burik. Una musica con un piede nell'epica di Mats Gustafsson e l'altro in un immaginario che sa di miti ancestrali nordici.

Loula Yorke: Volta

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Ciclico come i giorni o come il moto di rivoluzione dei pianeti: i loop di sintetizzatore si accavallano, assumono nuove forme mentre crescono, tengono un piede nel minimalismo e un altro nello spazio profondo. Una routine ipnotica che vive di microvariazioni e cambi di accento.

Manifesto d’indipendenza: il documentario “Uzeda – Do It Yourself”

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“Uzeda – Do it Yourself” è un piccolo manifesto neorealista su come costruirsi una solida reputazione negli ambienti della musica indipendente mondiale seguendo sempre e comunque una “visione” artistica personale. Un modo per raccontare una storia difficile e straordinaria al tempo stesso, partita dalla “provincia” e non ancora conclusa

Tashi Wada: What is not Strange?

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Registrato da Chris Cohen e con Julia Holter tra gli ospiti, "What is not strange?" ricostruisce la forma canzone alla maniera di Tashi Wada: ambient che non è ambient, un po' di Giappone nei suoni, un certo surrealismo nei contrasti tra i timbri e tanta creatività.

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